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martedì 25 giugno 2013

TRAPPOLA PER TOPI di Agata Christie (1948)



Dopo chicche come Assassinio sull'Orient Express e, sopratutto, Dieci piccoli indiani, dall'autrice delle gesta di Mrs. Marple e l'Ispettore Poirot, non mi aspettavo certo un deludente giallo il cui unico, immenso, interrogativo finale, suscitato nella maggior parte degli increduli spettatori è: ma come ha fatto a resistere 20 anni in tabellone a Londra?
Ci accomodiamo curiosi in poltrona, le premesse ci sono tutte, le aspettative sono di alto profilo; l'autrice è una garanzia e la compagnia, Attori & Tecnici, è collaudata, in special modo col giallo poi.
La partenza è in surplace, …conosciamo i giovani proprietari di un alberghetto nella campagna londinese, all'esordio nella loro nuova attività, in attesa dei loro primi ospiti, che hanno prenotato in anticipo e che arrivano anche con discreta puntualità; tipi particolari, chi eccentrico chi meno, chi nervoso chi affabile, ma tutti piuttosto sul moscio con tratti di humour british spennellato senza troppe pretese.
Sullo sfondo notizie radiofoniche di un omicidio compiuto a Londra il giorno stesso, ed intanto la sceneggiatura sparge in sala svariati ma svogliati, e troppo grossolani, indizi, tanto per confondere e renderci sospetti ospiti ed ospitanti, che una tormenta di neve costringerà al soggiorno obbligato, giustappunto come topi in trappola, assieme ad un equivoco sopraggiunto poliziotto, che insospettirà subito l'attento spettatore.
Oltre all'omicidio (quello di Londra) scatenante la ridda degli indagati e delle chiacchiere, ce ne sarà uno anche in albergo ma dovremo attendere il secondo tempo, al termine di un primo assai sbadiglioso per la verità, dove avrebbe dovuto farla da padrone il fomentare equivoci e diffidenze più o meno false, costruite attorno alle apparentemente variopinte personalità dei clienti.
In realtà quelle e questi, latitano entrambi, sul palcoscenico ci si barcamena tra qualche battutina ed il dubbio che la variegata fauna assemblata per l'occasione fatichi a rendere verosimile convivio ed eventuali sviluppi.
L'intervallo ci coglie quindi perplessi e con funesti interrogativi incombenti: ma che ci faranno questi tipi strampalati ammucchiati qua? Dove vuole arrivare Agata? Dove ci sta fregando? E soprattutto, perché ci sta venendo sonno?
Tutti quesiti attendibili, alla luce anche degli incongrui sviluppi che scioglieranno l'enigma: una serie di altamente improbabili coincidenze che vedranno, chi più chi meno, accomunati con una truce storia del passato praticamente tutti i personaggi confluiti nella locanda Monkswell Manor.
Non sveliamo ovviamente il finale.
Rimarrete a bocca aperta.

Perché come argutamente precisa a termine spettacolo il regista, attore & tecnico, Stefano Messina: “Se vi è piaciuto ditelo in giro, se non vi è piaciuto, no, Non è giusto che prendiate la fregatura solo voi…”


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