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martedì 25 giugno 2013

IL CRITICO CASERECCIO


Simpaticissimo l'inventario del luminare, in campo di esegesi cinefila, Roberto Escobar, sul Sole 24 Ore (Fenomenologia del critico - domenica 25 sett 2011 -), riguardo le tipologie di critico cinematografico, ove, con notevole arguzia, si cerca di sviscerare vizi e carattere di chi vuole (o pensa di) scrivere di cinema.

Mi sono un po' riconosciuto, indegnamente, in tutte le parodistiche figure proposte e, irriverentemente, ne aggiungerò qualcuna.
Ma ecco nel dettaglio le diverse tipizzazioni:

Il critico scienziato: demolisce il film, ne saggia la sostanza fino a produrre una sentenza inappellabile, a prova dei neutrini che sorpassano la luce in galleria (quella sovvenzionata dalla Gelmini..)

Il critico imbonitore: ovvero il critico da locandina, foraggiato dalla casa produttrice o, comunque, posseduto da un'aura di raptus buonista/entusiastico.

Il critico agrimensore: colui che misura il film a peso: tanto di luce, poco di grasso, tot dialoghi, un mezz'etto d'azione. Se sforate vi boccio, guai a voi! Il prontuario del “piccolo regista” parla chiaro.

Il critico prete: media tra la volta celeste ed il pantano degli spettatori. Officia, più che recensire. A contraddirlo c'è il rischio scomunica.


Il critico profeta: ha una missione per conto di Dio mentre versa oro colato a forma di giudizio (ma, a pensarci bene, é proprio lui Dio...)

Il critico sociologo: addobba il film di riferimenti sociali, storici, cronachistici, empiricamente verificabili. Non vendetegli sogni in celluloide. Ve li stroncherà.

Il critico riassuntore: (ce ne sono un botto anche su FilmTv), ti raccontano tutto il film, un fotogrammino alla volta, ed a seconda delle disposizione di virgole, accenti, ed apostrofi, dov(r)ete capire (forse) se gli è piaciuto o meno.

Il critico massacratore: demolisce il film ma non con l’intento del critico scienziato, che ne esamina fibre ed intelaiatura. Lui lo smantella appositamente per disfarlo. Punto.

Il critico apprendista: si avvicina al Recensore Ideale, nasce timido spettatore ma commette l'Errore: non si diverte, è schiavo del Giudizio, pesa il film ed invece di vederlo lo scruta, con sospetto e malanimo, cerca l'inganno auto ingannandosi, non riesce a godersi lo spettacolo innescando quello che, felicemente, Escobar definisce il servocritico, quell'apparecchietto mentale che, come l'ABS, entra in automatico e ti fa rilassare in poltrona, abbandonandoti in sintonia con tutti i messaggi che traspaiono (o desiderino trasparire) dallo schermo.

Il critico superspettatore: è super partes, spogliato di ogni pregiudizio, disposto a violentare le sue beghe mentali, riconosce magari ad una sola particella di se la capacità di assaporare Cinema in stato di grazia, quella grazia che serenamente contraddice i suoi istinti famelici come anche le sue migliori intenzioni, quella, seppur minima, particella disposta a farsi Sorprendere. Nel Bene o nel Male. E’ lo spettatore che non mette le mani avanti, che salta nel buio della sala, conscio di essere comunque accolto, perché bisogna fidarsi quando pensi ci sia feeling (altrimenti meglio non andare al cinema, neanche il mercoledi a prezzo ridotto).



Ma c'è ancora una categoria.
Cui appartiene il critico che vede l'unico film esatto, quello che neanche il regista immagina, consciamente, di aver girato.
Ed è una categoria a parte, oserei dire La Categoria.
Un insieme di scienziato, imbonitore, agrimensore, prete, profeta, sociologo, riassuntore, massacratore, apprendista, superspettatore.
In una parola: Il critico checcecrede.

Ed è questa che, certosinamente, modello.
Alla faccia di tutte le modestie.


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