Il plot è
di quelli che, da “Quasi amici” in poi, spopolano e acchiappano
l’immaginario, l’idea dei contrari che si attraggono, dei
caratteri opposti che entrano in collisione anche se sappiamo che il
lieto fine cova fin dal primo fotogramma; in un road movie tra un
buttafuori bianco italo americano (con Viggo Mortensen, vera
rivelazione, che molla per un attimo i suoi cliché stereotipati) ed un aristocratico, funambolico e problematico pianista
jazz di colore, Don Shirley, (interpretato da Mahershala Ali con brio
e personalità), che sfida a viso aperto gli inevitabili, e spesso
incomprensibili e contraddittori razzismi - mai sradicati - del
profondo sud degli anni 60.
Una storia
che si dipana tra inevitabili pregiudizi ed un affiatamento ed una
complicità che lentamente renderanno questo rapporto di “lavoro”
un’autentica ed inesorabile amicizia.
Gran merito
ai nostri attori, col grezzo Mortensen, perennemente occupato tra
street food, “chiacchiere” e sigarette, che rivendica il suo
essere più “negro dei negri”, forte anche del suo appartenere ad
un’altra minoranza etnica, e il supponente pianista, in tanti
frangenti più vittima che protagonista (del suo colore e della sua
arte), che non riesce a collocarsi in una scala di rapporti dove non è
abbastanza nero per essere povero, non è abbastanza bianco per poter
manifestare il suo talento, e non è abbastanza uomo per non
vergognarsi di certi vizi; per dedicarsi una vita normale, vittima
dei tempi e della sua confusione sessuale, esprime magistralmente col
piano e la musica, il suo sentirsi fuori posto, ma gli manca una
famiglia, un amico, uno sfogo.. e questo incontro con l’autista
italo americano, gli farà conoscere lati della (sua) vita
decisamente sottovalutati, non ultimo il gusto del pollo fritto, e la
musica nera dei suoi simili, quella meno qualificata forse, ma
dall'indubbio e affascinante appeal popolare.
Ovvio poi,
che dal regista di “Scemo & + scemo”, ci si potesse attendere
qualche sbandata poco edificante, ma Farrelly rimane costantemente in
carreggiata (tanto per non sconfessare l'ambito road movie),
alternando toni cupi e momenti di tenero relax in egual misura..
splendido il siparietto con la macchina in panne, il pianista nero
comodamente seduto, Mortensen, il bianco, a trafficare col motore
sotto il sole, e dall'altro lato della strada, lavoratori di colore
“schiavizzati” nei campi, ai quali la scena rende decisamente
sfocata la logica di certe gerarchie...
il finale
alla Frank Capra sbraga forse le buone e valide intenzioni, ma noi ci siamo
già affezionati strada facendo,
quindi perdoniamo volentieri l'eccesso di miele e pensiamo già a
dove andare a cercare l'incredibile colonna sonora... ;)