Col Bavella |
Per tanti versi una piccola Sardegna.
Per infiniti altri no.
Troppo l’amore per il mare, troppe le
vette, i boschi e i corsi d’acqua a renderla intricata.
Parlano francese ma sono cortesi e
disponibili, e sfoggiano spesso un accettabilissimo italiano.
Sono Corsi. Ci tengono. Fino a
sverniciare orgogliosi - e capillarmente - la pronuncia in francese
su tutta la segnaletica stradale bilingue francese/corso.
Innumerevoli le assonanze con
l’architettura delle cinque terre.
Qui Genova l’ha fatta da
padrona per lungo tempo. Il mare splendido è un’estensione
naturale dell’incredibile affinità con l’entroterra
E i paesi sospesi a metà tra cielo e
acqua, rimangono a salda testimonianza.
Mentre gli odori di montagna aspra e
vera che fanno capolino dopo pochi tornanti, strappano in un attimo dai climi
esotici e proiettano in dimensioni tolkeniane.
Ma non voglio farla tutta splendida.
I prezzi sono proibitivi, certe strade
inerpicate senza guard rail improponibili, e le mucche che ti
attraversano la strada in piena notte, un mezzo infarto testato dal
vivo.
Però il mal di Corsica esiste. La nostalgia al distacco e la sintonia con quella apparente confusione, il mare così prepotente e la montagna che preme a un passo, e laghi in mezzo a chiedere - e ottenere - gli spazi risicati dove infilare tutti i panorami possibili, le mozzature di fiato, le sorprese continue.
Certo torno sabato sera a casa e in tv
c’è Mediterraneo di Salvatores.
Il cuore impastato di isole greche mi
si squaglia sul video.
Ma questa è un’altra storia...
Porto Vecchio |
Fiordo di Bonifacio |