domenica 30 aprile 2017

IL CENACOLO. UN MIRAGGIO SULLA PARETE

Un refettorio rettangolare. Due dipinti sui lati corti. Dello stesso periodo.

Praticamente contemporanei.

Li guardi entrambi, dopo esserti scrollato un attimo dalla meraviglia cenacolare.
Perché è per il Cenacolo che sei entrato, hai fatto la fila, hai attraversato camere di decompressione per fare in modo di scongiurare deleterie alterazioni climatiche. 
E non si entra che in gruppi limitati, e se potessero non ti farebbero respirare.

E allora pensi.

E’ come vedere in un autosalone dei tempi nostri, una Fiat 127 nuova di zecca a fianco di una BMW ultimo modello.


Come immaginare di poterle mettere a confronto?

Questo deve aver pensato Montorfano col suo Cristo crocifisso di fronte al Cenacolo leonardesco.
Come se contemporaneamente uno (Montorfano) mettesse dentro un mangiadischi un 45 giri, e di fronte, l’altro (Leonardo) un cd a lettura laser.

Leonardo cento anni avanti al collega artista.


Un genio che ricama sogni sulla parete (dipinge sul muro come su una tela, una scommessa folle..), e di fronte un bimbo talentuoso magari, ma che scarabocchia come può. Gli sarà venuta voglia di cambiare mestiere, a Montorfano ..povero…

E comunque ha il suo bel significato anche la presenza di un quadro quasi concorrente, mette in evidenza la potenza inarrivabile di un incantatore di pittura, a fianco del convenzionale dipingere dell'epoca.


Il tutto in quel refettorio brullo, dove si è mangiato e cucinato per decenni al cospetto di un raggio di sole che emanava dalla parete.
Dove non si è compresa immediatamente la portata dell’evento, dell’emozione, dell’incanto.
Dove se c'era bisogno di un passaggio diretto alle cucine, non si è esitato un secondo a creare una porta cancellando i piedi del Cristo.
Dove si è guerreggiato e bombardato, lasciando tutto a cielo aperto.



E dove ora si entra in punta di piedi, con la luce bassa, senza disturbare questi ultimi colori che piano piano si stanno sciogliendo, fino a sparire.

Ci si riempie di meraviglia e via. Tempo scaduto. 
Avanti il prossimo gruppo. 


giovedì 27 aprile 2017

PLURI MARCHE






Ponte della Liberazione a spasso per le Marche, borghi e declivi irregolari, una campagna esuberante e ricca di sfumature, paesaggi irregolari, che ammaliano tra un paesino fortificato e l'altro.


 Non è dolce e docile come la Toscana, qui le cime imponenti del Gran Sasso sono a vista mare, le coltivazioni avvertono il rapido discendere verso la costa, sfruttano pendenze e depressioni, e vi si adattano con grazia e perizia, così come le roccaforti medievali a custodirne i dintorni.


E muoversi per minimi agglomerati urbani con il navigatore - che di solito non amo - acquisisce indiscussi vantaggi, incanala su percorsi minimali, a volte con qualche tratto sterrato, che permettono di calarsi appieno sul territorio, riuscendo a viverlo, e ad ascoltarlo.


Infiniti paesini nel raggio di una cinquantina di chilometri, ma ne nomino solo quattro, oltre a Fermo ovviamente, da poco provincia, ma cristallizzata nella sua essenza di roccaforte medievale: Monterubbiano e Moresco, uno attaccato all'altro. Montefalcone Appennino, il più distante verso l'entroterra, Torre di Palme, affacciato sul mare e conosciuto, appunto, come “balcone sull'Adriatico”.





Tutti medievali e arroccati, incastro di case e vicoli, scorci a suggestionare il visitatore, affreschi di storia a resistere nel tempo, chiese severe a custodirsi e custodire, oasi di quiete irreale, 
bellezza da stordire.


sabato 22 aprile 2017

HARDCORE! X-MEN... FATEVI DA PARTE...

a molti di voi... basterà il trailer poco più sotto...
Avete mai giocato a Doom, lo sparatutto in prima persona? Il sanguinario reginetto dei videogiochi in modalità ultrasplatter?
Ecco.. ora c'hanno fatto un film - completamente in soggettiva -. 

Genialata trasposta direttamente dal mondo videofumettistico. 

Frenetico, trucido acrobatico e acchiappante quanto basta per chiunque sia comunque stanco delle versioni viste e straviste dei soliti scannamenti feroci con  overdose di ammazzamenti.
In questo Hardcore!, in versione sovietica, opera prima del musicista Ilya Viktorovich Naishuller, il cyborg Henry, rimesso in piedi ma con i circuiti vocali ancora incompleti, ci porta a spasso per una Mosca piena di imboscate di livello in livello, a caccia di un pazzoide telecinetico, coadiuvato da un tizio che se la scampa da tutti gli agguati (ma non vi dico il perché) e lo indirizza verso la sarabanda finale che farà concorrenza ai Tarantino più trucidi.


Alcune peripezie del nostro eroe muto sono altamente spettacolari, e proprio perché in soggettiva ci godiamo con l'adrenalina che pompa, le spericolatezze, gli inseguimenti in auto, moto, elicottero, le arrampicate, i tuffi, le esecuzioni, il sangue che zampilla come nei migliori Romero, le fughe e le evasioni, e la storia rasenta anche una sua - seppur contorta e tracimante litri di plasma fasullo - logica finale.

Le critiche maggiori, nonostante l'indiscussa novità della full immersion in soggettiva, riguardano proprio il limite effettivo di questa visuale - comunque obbligata - che può risultare vagamente tediosa malgrado si insista, sempre e continuamente, nel sorprendere lo spettatore, non appena il ritmo tenda ..come dire, a montalbanizzarsi.


Io l'ho trovato comunque rivoluzionario e mi ha disorientato anche l'epilogo che aspira sia a mischiare le carte che a chiarire gli evoluti camuffamenti del compagno di bisbocce del nostro eroico Henry, un cyborg provvisto di sentimenti e cuore, anche se non sarà mai specificato di quale particolare fibra tecnologica sia composto... 

..tra le scene meno cruente..

giovedì 20 aprile 2017

SE SI VOLESSE...


Parafrasando un celebre paradosso di internet, che riduceva la popolazione virtualmente ad un villaggio di 100 persone così da poter capire in termini molto più crudi, chiari e toccanti le differenze di ceto, religione, razza e modalità di vita sulla terra... io, solito farabutto, ho tratto spunto dalla medesima iperbole per farvi capire meglio come si vive a Roma...  

Raggi fotonici... 

Se si volesse ridurre la popolazione di Roma a 100 persone mantenendo le proporzioni con la reale vita metropolitana otterremmo una composizione simile:

50 lavoratori
50 che girano a vuoto

60 dentro il raccordo
40 sopra.. il raccordo
(e altri 100 che vengono da fuori la mattina
e tornano fuori la sera)



20 che cercano di fregarti
40 che ti fregano
40 fregati

20 politici
20 che cercano lavoro
20 inattivi
20 pensionati
20 malati
20 minorenni
Dite che fa 120?
Avete ragione.. è che inattivi e politici sono, in effetti, doppioni


40 sono della Roma
15 della Juve (ma dicono che sono laziali)
10 del Milan (ma dicono che sono della Juve)
10 dell'Inter (ma dicono che il calcio non gli interessa)
25 della Lazio (ma solo quando vince)

30 stanno su facebook
40 al cellulare
10 con le cuffiette
5 leggono un libro
5 vedono Il segreto
5 Beautiful
5 Amici


30 parcheggiati in doppia fila
30 non riescono a uscire perché qualcuno gli ha parcheggiato davanti
20 cercano di scendere dalla metropolitana
20 cercano di salire sulla metro prima che quelli della riga sopra scendano


30 fanno colazione al bar
40 fanno colazione a casa
30 rifanno colazione al bar dopo averla fatta a casa



30 comprano il giornale
30 non lo leggono
40 leggono il giornale di chi lo compra

30 fanno la raccolta differenziata
30 fanno la raccolta indifferenziata
20 buttano i materiali ingombranti su strade poco frequentate
10 se ne fregano
5 frugano nei cassonetti
5 sono dell'Ama


20 romani non sono mai entrati nel Colosseo
10 non sono mai entrati dentro San Pietro
20 non conoscono l'Appia Antica
20 non hanno mai navigato il Tevere
30 non conoscono i vicini di casa


40 a pranzo mangiano pizza e chattano
30 panino da casa e chattano
20 pasta primo secondo contorno frutta ma non chattano
5 pasto sostitutivo proteinico e chattano
5 chattano e basta

30 in fila alla Posta
20 lavorano al Comune
20 lavorano alla Posta
20 vanno alla Posta mentre lavorano al Comune
10 vanno al Comune mentre lavorano alla Posta






sabato 15 aprile 2017

ACCARTOCCIATA


Impressione che questo tramonto sanguini al bordo della strada,
e che accosti solo io a soccorrerlo
che neanche il cielo si accorga 
dei decomposti inganni 
di luce accartocciata, 

la sera avanza colori sfiatati
sporchi di neon
e rumori confusi 
che tramano con l'ultima luce.

Raccolgo quegli stracci di smalto guastato,

ed è solo oscurità sfacciata 
ad ingoiarmi, ora. 

giovedì 13 aprile 2017

CONDIZIONAMENTI RIFLESSI


Ma a voi succede mai che la vostra casa vi ..“condizioni” in qualche modo?

Vale a dire.. subite delle sudditanze, come una specie di influenza che genera comportamenti e modi di fare legati solo e soltanto alla presenza/assenza della vostra amata dolce casa?

Mi spiego con qualche esempio: io porto l'orologio, come credo la stragrande maggioranza di voi, lo porto anche dieci/dodici ore al giorno ma nell'attimo in cui varco la soglia di casa, quello stesso orologio diviene un fastidioso orpello che mi occlude il polso e lo devo togliere all'istante. Così come, se mi capita di uscire senza, appena fuori avverto subito la sua mancanza al braccio, come se all'improvviso avvertissi l'assenza di un pezzo di pelle, di fisico.. cose folli solo a pensarci..

oppure.. ancora più fastidioso.. posso stare serenamente ore senza fare pipì.. ma come arrivo a casa.. è come se il cervello avvertisse il sistema urinario che può di botto mollare le difese.. siamo a casa! Il bagno è finalmente disponibile!! Evviva!!! … solo che tutta questa comunicazione neuronale avviene sempre mentre sto ancora fuori della porta.. e cioè quando non ho ancora messo neanche la chiave nella toppa!!! ..anzi spesso quando ancora non trovo neanche le chiavi!!.. e mi porta ogni volta a rischio altissimo di farmela praticamente addosso!!! Non immaginate le volte che sono andato di corsa in bagno, e miracolosamente in tempo, con tutto il cappotto addosso!!!



Ora mi sono sempre chiesto... hai potuto aspettare tot ore senza nessuno stimolo.. un altro minutino no eh?! Come puoi sbragare così repentinamente come un incontinente qualsiasi?
Non sopporto questa mia debolezza in vista della home sweet home... ma non ancora matematicamente in tempo utile... cazzarola!!

Come si spiega tutto ciò? A qualcuno di voi capitano episodi simili? Ditemi di si per favore.. non lasciatemi solo vi prego!!!




martedì 11 aprile 2017

MI DICA PURE


Analista - Buongiorno

Paziente - Buongiorno a lei.. mi scusi.. ma sono un po' nervoso

A - Capisco, ma non c'è da preoccuparsi.. come mai ha deciso di consultare uno psicoterapeuta?

P - Oddio.. forse vorrei una risposta da lei anche a questa domanda..

A - Di solito c'è bisogno di essere ascoltati, neanche compresi, soprattutto ascoltati..

P - Io ho già molti amici cari, e magari qualche evento traumatico di troppo, perdita di persone care, paura di ulteriori privazioni di certezze materiali e di salute, mancanza di fiducia in me stesso, timore del futuro e inadeguatezza nell'affrontarlo senza poterlo pianificare.. da qui ansia e insicurezza, un'ansia della quale mi rendo conto... incapacità di godermi appieno il quotidiano, anche solo le piccole cose belle, le cose più semplici..

A - Ci sarebbe la politica dei piccoli passi, non farsi schiacciare dalle paure ma anche schivare l'immobilità, il tenere tutto fermo poiché rassicurante, come un castello di carte che rischia di cadere al minimo soffio. A volte si cristallizza la vita temendo vada in frantumi, ma si accumula solo polvere.. e bisogna guardare avanti, senza progetti pazzeschi.. a vista, ma navigare, uscire dal porto.

P - Mah.. io non mi sento immobile, ho la mia vita, i miei amici, i parenti, sono curioso, mi interesso, leggo, vedo mostre...


A - Strano sia qui da me allora...

P - Forse per un senso di irrisolto, di incompiuto, qualcosa che forse avverto che mi blocca ma che non saprei esprimerle.. pensavo davvero che lei fornisse diagnosi e conseguente valutazione.. le grandi decisioni mi allarmano, tendo ad adagiarmi e rimandare, ma anche le piccole variazioni, ancorché programmate, rimangono spesso lettera morta. Chiedo concessioni al tempo e alla mia pochissima voglia di variare stati di cose cui tendo ad affezionarmi.

A - In realtà lei subisce certi stati, senza reagire. Paura che il presunto equilibrio faticosamente tirato su, le si sgretoli attorno alla minima variazione.
Lei pensa che da me vengano persone fragili? Da me vengono persone forti, convinte di esserlo. Persone che vogliono solo conferme, una definitiva rassicurazione. Un passaporto di fluidità di pensiero rilasciato da un ente autorevole.
Io dovrei farle contente, assecondarle, ma non farei il bene della mia categoria. Purtroppo tanti colleghi si crogiolano sulla loro presunta “autorevolezza”, condizionando il paziente, lasciando che percorra la sua vita senza scosse, forniscono solo un autorevole ok a ciò che il paziente ha già scelto di subire per se. Non prospettano scenari diversi, perché quel “diverso” potrebbe allontanarli da loro.
Lei cosa crede che io, davvero, possa offrirle? Ci pensi.


P - Non saprei.. forse si.. un conforto riguardo il mio modo di gestire la vita.

A - No. Non posso rassicurarla. Sarebbe anche offensivo nei suoi confronti. Se si sentisse a posto non verrebbe da me. Se non avesse bisogno di aiuto, aiuto certificato, le basterebbero i suoi amici, i suoi svaghi, le sue passioni, le sue certezze. Ma io non posso certo coadiuvarla. Devo trovare anzi un antidoto contro le sue presunte sicurezze, contro ciò che rassicura lei, ma destabilizzerebbe chiunque altro.

P - A me non sembra di avere comportamenti .. destabilizzanti, come dice lei, o che semplicemente creino imbarazzo. Ho i miei modi di fare, abitudini radicate negli anni si, ma ..tutte cose che rientrano in una normale consuetudine. Certo sono pigro, incostante, preoccupato, temo i cambiamenti, le novità.. roba che genera ansia.. ma immagino sia logico, credo che lo riscontri anche in altri pazienti..

A - Oh certo. Dice bene. In altri pazienti, anche se non è la regola. La regola sarebbe non aver bisogno di venire da me. La regola sarebbe non essere paziente, auto analizzarsi e risolvere ogni minima bega con un espediente fantastico che porterebbe all'estinzione della mia categoria: l'obiettività. Una capacità potenzialmente patrimonio di tutti, e cioè l'abilità di guardarci non dall'interno, ma da fuori. Riusciamo di rado, e vale anche per me guardi, a porci idealmente fuori da noi stessi, osservarci come al cinema, noi in poltrona e sempre noi, sullo schermo. Un film che pensiamo a priori di conoscere a memoria, e che invece, osservato con l'esatto distacco, la necessaria obiettività, potrà solo che stupirci.
P - Da un lato mi sta come confondendo..

A - Quale lato? Ecco.. mi interessa.. l'ascolto..

P - Ma era come un modo di dire.. nel senso che sparigliare le carte come fa lei mi spiazza.. confondere i ruoli e i punti di vista.. io vorrei sempre tutto sotto una luce ampia e chiara, nulla che non sia ben distinguibile, temo le ambiguità forse, i malintesi.. per questo forse non vado mai a fondo con le persone, rimango in superficie.. magari per paura di urtare le suscettibilità, di alterare equilibri, di creare malintesi...

A - Così perde in naturalezza, in spontaneità. Si rischia il rapporto falsato, permeato di intenzioni sottaciute e interrogativi chiusi nel cassetto. Da un lato più facile, decisamente meno conflittuale ma incline alla superficialità. Lei deve sfruttare chi le gravità attorno, ed è un discorso bilaterale, una necessità profonda che prevede un do ut des da entrambe le parti, un reciproco arricchimento.
Diciamo pure che per oggi può bastare.

Può parlare con la segretaria per la parcella. Sono 150 euro. L'aspetto lunedì allora.   

giovedì 6 aprile 2017

AFFAR(ACC)I COSTITUZIONALI



Nella ormai abituale spartizione di cariche e poltrone, ieri al Senato si è data vita all'ennesima  ridicola pantomima.

Procedendo ad una votazione (a scrutinio segreto) per assegnare ufficialmente la Commissione Affari Costituzionali ad un elemento PD deciso poco prima al Bar del Senato.

Poi si è votato, cosi per sport, tanto per giustificare stipendi, vitalizi e pensioni, e per colpa di qualche bontempone monello, la carica è andata ad un ometto di Alfano.

Al quale giustamente è stato chiesto, poi, di dimettersi, perché al Bar del Senato la scelta era caduta su un altro.

Ora mi chiedo io... cosa serve ancora per delegittimare questi quattro buffoni di corte, questi pupazzi  dediti solo ai loro affari di pianerottolo?!


lunedì 3 aprile 2017

OTTO MESI


Otto mesi che non lavoro. Vittima di una sciocca caduta, e di circostanze ulteriori che continuano ad accavallarsi ritardando la necessaria fisioterapia, prima un'infezione alla protesi, poi calcoli improvvisi con relativa asportazione di colecisti.

Otto mesi di tempo sospeso, di pensieri lenti, di relazioni interrotte, di legami che nascono, di persone che svaniscono (a sorpresa), di altre che ci sono (a sorpresa), di rapporti confermati, di affetti consolidati, di parole carine, di sorrisi, di tempo per tanto altro, di persone che dicono di non preoccuparti, di altre che affermano di non coltivare aspettative, e di tempo che comunque non si trova.

Di sguardi dove avevo dimenticato di guardare, di parole non lette con la dovuta attenzione, di altre pronunciate con ritardo, di idee pensate senza riflettere troppo. Perché il tempo si dilata a dismisura, e si sparge come olio sulla tovaglia, refrattario al nostro fare ordine.

Otto mesi che a guardare dietro viene la vertigine, e a guardare avanti una strana consapevolezza.

Quella di vivere tutto il da vivere accarezzandolo per bene.