mercoledì 20 gennaio 2016

QUELLO CHE



Quello che scrive non sono io.
Perlomeno quello che scrive di desiderio, di rivoluzioni, di altre vite.

E' qualcuno che agita la mano, che scuote il cuore
che mi usa,
che vede e sente altro,
che accede a porzioni di anima
solitamente invalicabili

E ciò che scrive poi - questo non-io -
non riesco a leggerlo;

scrive dal profondo,
da angoli oscuri e di cose che non dovrei, o forse vorrei, sapere.

Quello che scrive lo leggo poi a fatica, scavando tra le righe,
reinterpretando e sorprendendomi, ogni volta.

Come volesse suggerire, ispirare.. ma avvertendo estrema fatica
.. preferisce eseguire direttamente lasciandomi basito

Credo venga da lontano, dove la memoria è ricordo sbiadito,
è magari un amico, più spesso un estraneo, che scommette su di me.
Avendo anche solo sentito parlare.. dei miei sogni..
delle speranze aggrappate a me.

Quindi non so chi state leggendo.

E non so cosa, come, mi rileggerò tra un po',
dopo aver pubblicato.




martedì 19 gennaio 2016

LA CORRISPONDENZA

"..ihih...v'ho fregato pure 'sta vòrta.."

Alla base un'idea forse intrigante (come anche nel precedente La migliore offerta, del resto). Un professore di astrofisica, colpito da male incurabile, passa gli ultimi tre mesi di vita che gli sono stati diagnosticati, a mettere su un sistema di mail, video, floppy disk, messaggi, lettere e corrispondenza cartacea,  a scadenze ben precise, da far recapitare alla giovane studentessa - con la quale intrattiene da sei anni una relazione extraconiugale -;  ma tutto dopo la sua morte, ad intervalli puntuali ed in concomitanza con episodi che scandiranno la vita a venire della turbata fanciulla rimasta senza il suo amante/mentore.


Idea allettante, annunciavamo in apertura, peccato non si faccia mai riferimento alla palla di cristallo...si, quella dove maghi e fattucchiere spulciano il futuro, cosi da sapere esattamente dove come e quando la nostra donzella, dopo la morte dell'altro.. andrà a cena o in biblioteca, o farà visita al nido d'amore luogo di tanti incontri, o inseguita per strada dalla TNT con missiva alla mano, oppure il giorno esatto in cui prenderà la laurea, o deciderà di ricomporre i rapporti con la madre tornandola a trovare... 


ma perché no? Prevedendo anche quando e se si scoccerà di ricevere tutta questa corrispondenza postdatata che la tiene sospesa e vincolata a un trapassato, che vuole mantenersi zombie contro ogni evidenza e chissà per quanto tempo; e pure il momento in cui si pentirà magari di questa scelta folle - di non sentirlo più - e vorrà ripristinare i collegamenti tra il presente e quel posticcio aldilà, fornendo anche oscure password. 
E in questo azzardatissimo sfidare il futuro, sorvoliamo pietosamente sugli ignari personaggi coinvolti, che si presteranno senza fiatare a questa patetica commedia rendendo possibile tutto il teatrino del melodramma preconfezionato.
Insomma.. la fantascienza ce fa un baffo a manubrio... e tra i tanti buchi neri citati quello di una sceneggiatura a dir poco pretenziosa appare come il più percepibile di tutti, anche a occhio nudissimo.
E pensare che Tornatore sul lavoro passa per uno scrupoloso, dall'approccio rigoroso e maniacale, probabilmente ha letto troppi Camilleri convincendosi che allo spettatore coinvolto emotivamente vada in pappa il cervello e lo si possa turlupinare in tutte le salse.
Chissà se digitare “basta” undici volte sia sufficiente a non fargli girare più scempiati thriller...




sabato 16 gennaio 2016

LA GRANDE SCOMMESSA (VINTA..)



Le banche cadono sempre in piedi. Ecco il messaggio de La grande scommessa. Niente lieto fine dietro ai magheggi finanziari per arricchirsi velocemente sulle spalle di ignari investitori e garantiti da agenzie di rating prezzolate. Parliamo della bolla immobiliare del 2007che ha cappottato Wall Street, ma la cosa peggiore è che la storia potrà ripetersi. All'infinito.
Il film termina, infatti, illustrando un'altra obbligazione strutturata sul modello di quelle spazzatura che mandarono in tilt il mercato all'epoca, con la quale le banche ritentano azzardi finanziari agghindati di triple A.

La grande scommessa è quella di una serie di operatori finanziari che, fiutando un crack imminente, decidono di andare controcorrente sfidando l'incredulità generale e scommettendo su un'eventualità ritenuta folle da tutti. Banche, giornali, esperti di settore e opinione pubblica.


Ma non vogliamo rivelare troppo.. la storia fila via frenetica e arricchita dall'interpretazione magistrale di tre personaggi di spessore: Christian Bale, Steve Carell e Ryan Gosling, oltre a un Brad Pitt più defilato rispetto agli altri tre mattatori; Bale certamente su tutti, nella schizzatissima caratterizzazione di un geniale analista finanziario.


Altro elemento che esalta l'impatto filmico è l'abbattimento della barriera schermo/pubblico con gli attori che spesso si estrapolano quasi dalla storia, parlando rivolti alla macchina da presa, per semplificare e sviscerare particolari situazioni; da segnalare inoltre il curioso intervento di elementi fuori contesto, rispetto alla vicenda, che metaforeggiando dai loro ambienti, estranei alla storia, semplificano i meccanismi finanziari rendendoli simpaticamente fruibili anche al più profano degli spettatori.
(il cameo dello chef Anthony Bourdain, che compara pesce e obbligazioni strutturate, è un gioiello di cinema..)



Di fondo ci si stupisce della voracità e dell'ingordigia di questi Mostri Bancari che non guardano in faccia a nessuno, e rimaniamo basiti verificando quanto sia minimo il riguardo per chi viene coinvolto in massa in operazione ad altissimo rischio solo perché c'è da vendere.
Tant'è che alla fine della fiera, a pagare la crisi del 2008 furono soprattutto le categorie meno abbienti perdendo casa e lavoro, gli artefici del disastro se la cavarono quasi tutti.


E prosperano tuttora, all'ombra di meccanismi perversi che tuteleranno sempre e soltanto i poteri forti.






domenica 10 gennaio 2016

QUO VAD0? (e che vordì? 'Ndovado. Ar cinema. A che vede'? Checco Zalone. Lassa perde)

"...meee..."
Mentre Woody Allen almeno, prima di iniziare a campare di rendita, la sua brava decina di film eccezionali, l'aveva pure girata.. il Checco nazionale ha tirato i remi in barca quando ha visto che per riempire 1300 sale bastava schioccare le dita.
Con questo Quo vado? si limita al cospicuo minimo sindacale di due battute due + una canzoncina una.
Siamo in linea con la borsa di Pechino: recessione totale e incontrollata.
Del resto chi scrive è tra gli otto milioni e passa di spettatori che se l'è cuccato subito.. ma il bonus di fiducia cieca termina qua.

"..mee!!.."
Continuerò a vedere indefessamente Woody Allen nonostante le sberle a ripetizione degli ultimi anni.. Zalone, a mio personalissimo avviso s'intende, ha esaurito tutto il credito a disposizione.
Je toccherà torna' a fa ride davvero se pretende che paghi ancora il biglietto.
Il bello è che sarà costata pure tanto questa pellicola che vaga da sud a nord del mondo, cerca di confezionare messaggi moraleggianti, darsi un tono da pellicola seriosa ed attenta a fenomeni sociali che fanno trend come la (dis)occupazione, la famiglia allargata, lo sfascio politico..

"..meeeee!!!!"

ma se vado a vede' Zalone prima di tutto mi devo sganasciare.
E se accade una sola volta Checco ha fallito la mission.
Con qualsiasi messaggio infarcisca la linea demenziale di base.
Anche schernendosi, poi, di non voler fare sociologia (ma forzando, con deciso cattivo gusto, pessime battute sugli handicap).

"..meeeee!!!!!..."

Due anni di preparazione senza che Zalone si faccia corrompere da pubblicità o special televisivi, si narra di step maniacali sulle battute sottoposte prima a bambini, poi all'alta società barese e infine al mercato rionale, tutti e tre pugliesi però, e forse è lì che non ci sprovincializziamo più di tanto - dubito che oltre la variante di valico abbiamo (sor)riso molto del suo me reiterato -.

"..me!!."
Non è che si condanni il luogo comune o il sistematico sbrindellamento dello stereotipo, ci mancherebbe.. ma Zalone, esaltando l'italiano medio stultus, s'impantana ormai in cliché ripetitivi e pochissimo originali accantonando spesso la sua verve genialoide che lo ha reso celebre.. qualche anno fa la scenetta del guardare letteralmente le spalle di una che dice “tu devi guardarmi le spalle” sarebbe stata scartata a priori, oggi aiuta a incassare 37 milioni di euro... sconfortante..

"..meee....!"

tant'è che l'unica vera battuta sulla quale mi sono cappottato (la comunicazione di sfratto a due vecchietti in baita con allusione all'alta velocità), mi sa che è pure sfuggita a diversi spettatori dallo standard ricettivo medio/basso..
Se in più dovessi ammazzarmi per le pugnette agli elefanti o i salami rifilati sulla scrivania al capo del personale saremmo veramente in discesa libera verso i cinepanettoni più deprimenti e a quel punto mi tengo ben stretti tutti gli Edoardo Leo del mondo (anche quando cazzarano perdendo punti pure loro..)


"meee..  Tènghe u prengepìizzie mmòcche.."
(traduz: comincia a piacermi... )






sabato 9 gennaio 2016

CHIESA DI SANTO SPIRITO IN SASSIA


Entro come a cercare una risposta, perché in tanti, troppi, in questi ultimi tempi, fanno riferimento a questa chiesa, tra Via della Conciliazione e l'ospedale del Santo Spirito.
Mi narrano di sogni e speranze, di vite iniziate, di storie spezzate, di sogni avverati, di ambizioni incomprese, di speranze modellate, di cuori gonfi di sorriso.



Una cascata di affreschi e luci, addobbi matrimoniali in allestimento, percorro il corridoio laterale fino al Gesù Misericordioso,
un Dio di immensa fiducia inginocchiato a sorreggere la nostra stanchezza”.




Scopro una Chiesa di canto e preghiera, fuori piove delicato, e nelle arterie scorre emozione calda ora..
i raggi che dal costato del Cristo illuminano ancor più Santo Spirito, rappresentano sangue e acqua, vitali per noi, dettati a Santa Faustina, come la scritta Gesù confido in te.

In chi altrimenti?

Gesù è per mano con me, come quella volta a Torino quando volevo scorgerlo solo dietro una teca, ombreggiato su un telo magico, come ora che cerco i suoi occhi tra quei raggi che irradiano luce.
Ma è intorno che la luce si sprigiona ed emana nuovo colore.
Lo avverto nella preghiera che echeggia, nell'ora di cantilenante adorazione estatica che trasforma in musica le litanie recitate.
Come se la chiesa comunicasse in risposta, come essere accolti e portati in visita. Ospiti eterni.



Cerchi una risposta perché è per quella che sei qui.
Facciamo domande noi uomini, chiediamo nelle difficoltà.
Mai che si venga a ringraziare della nostra felicità.
Mai che si venga a dividere la serenità.

Voglio, vorrei, condividere pace invece.
Confido in te Gesù.



mercoledì 6 gennaio 2016

OPERAZIONE U.N.C.L.E. (2015)

 


Mettete in mano Il ponte delle spie a Guy Ritchie, ed ecco a voi la perfetta sherlockolmizzazione della Guerra Fredda, un'eccentrico frullato di atmosfere bondiane, miranti sempre all'eccesso, dal duello rusticano al fioretto verbale, dall'esaltazione del colore al clima dei brillanti anni sessanta, passando per la battuta frizzante e lo sfregolìo di personalità.


Tutta la cupezza di un periodo tesissimo trasformata in thriller sopra le righe tendente alla goliardia pura pur in presenza di crimine e morte, ma tutto permeato dalla consueta maestria e gioiosa irriflessività ritchieana, che inverte i tempi, sconquassa i montaggi, seziona lo schermo, decelera e impenna, combina addirittura le note di Peppino Gagliardi in una epica scena action movie che esalta la potenzialità dei contro tempi cinematografici.


La forzata complicità tra una brillante spia statunitense e uno schematico agente del KGB, volta a sgominare una banda internazionale che mira al possesso di armi nucleari, innesca un plot teso e divertito, che ricorda inevitabilmente i contrasti di carattere di Watson e Holmes e non rinuncia ai cari meccanismi che caratterizzano Ritchie fin dai tempi di Lock & Stock.


Il vintage esasperato, le location ricercate, l'azione frenetica, la sceneggiatura effervescente fanno il resto.. perlomeno fanno dimenticare facilmente certi pretenziosi 007 ormai decisamente alla frutta...